A SAMTEN DZONG
Splendeva il sole a Digne
quando ci arrivammo
nell’aria cristallina e fredda
d’una primavera incerta.
S’apriva al nostro sguardo intento
la villa bianca e multicolori
garrivano bandiere al vento
sopra il giardino degli odori.
Poi, repentino, in un mandala
di Budda e fior di loto ci portò
il fiato d’una tromba tibetana,
mentre le scarpe di feltro arlecchino,
il baule, il cappello di pelo d’agnello
ci additava di Marie-Ma la voce forte,
l’amie tortue fedele oltre la morte.
“Non cercate qui la daikini,
la guaritrice, la fattucchiera,
come lei dimorate in voi isolati,
in voi rifugiati, in null’altro rifugiati”.
E ci sembrò china di vederla sul sofà
ormai un poco délabré, e ci sembrò chiara
di sentirla oltre l’azzurro séparé:
“Tutto è vano tranne la bontà”.