Aprir vorrei il mio pugno
per far volare il mondo,
come candida farfalla,
nel silenzio delle valli.
Desiderio vano
tra le mie vuote palme,
basito scruto invano
le linee della mano.
Non c’è racchiusa lì
la mia vetusta Terra.
Cercar si deve altrove,
nei più potenti pugni.
Eppure un gesto solo,
che pur rilassa l’animo,
riscatto donerebbe
ai suoi vecchi aguzzini.
Schiudete quelle dita,
lasciatela fluttuare.
Di colpo tutti i mari
ritorneranno azzurri
per rispecchiare cieli
non più contaminati.
L’alba di quel giorno
sarà la nuova era
e per l’umanità
l’eterna primavera.
Sedete in gran concerto
in cima a una montagna,
gettate via le vesti
in piena libertà,
agli abiti aggiungete
quel che non vi appartiene,
e insieme, tutti in coro,
sarete liberati
dall’onta e dalla colpa
figlia del degrado
nel tempo generato.
Restituite il mondo
al divenir del tempo,
all’aria e alle stagioni.
Dategli dignità.