Il passo dell’inverno
“So che per te speranza / è non volerne, speranza”
P.P. Pasolini, La Guinea
Finiamo il tè, prima che si raffreddi,
e poi incominciamo a radunare
le bestie che si sono sparse attorno.
Domani sposteremo il campo a valle,
ci prepariamo per un altro inverno.
Ci alziamo presto, sul fare del giorno,
per sistemare bene basti e tregge,
fare la conta dei bambini e andare,
uomini e bestie, ognuno la sua soma.
In tre giorni percorriamo il cammino
fino al campo invernale e lì, precisi,
dalla città ci arrivano i mercanti,
per barattare quello che ci serve
in cambio di pellicce e oggetti d’osso.
A me non piace questa gente strana,
dai modi bruschi e le grida sguaiate,
ma capita ogni volta che un ragazzo
se ne va via con loro e non ritorna.
Sono giovani, e sono i più stanchi,
e per due soldi si vendono il cuore.
Ma il denaro non vale ciò che compra,
e a cosa serve una città, mi chiedo,
se non può mettersi col viso al sole
quando la neve si scioglie in aprile e
seguire il vento, il fiume e l’erba nuova?
Parole, queste, che restano in bocca
mentre i ragazzi vanno, e la speranza
si fa colore dell’acqua nell’acqua,
del muschio all’ombra delle piante morte.
Così aspettiamo, soffrendo in silenzio,
mentre a folate come urli di cane
lo spirito del nord danza tra i fuochi.
E’ il passo silenzioso dell’inverno.
Vorrei non fosse mai altro che inverno.
Estate 2011