Antonio Morri
TU CHE ACCEDI NELLA SERA
Tu che accedi nella sera
e leggi la mia vita
come fosse la stele di Rosetta
hai ancora approdi di pensieri
nel ristagno delle maree.
Stentano le vocali a formare un nome:
si fanno oscillante sogno i fogli di una storia
che mai dirà cos’è il mondo
col suo miscuglio di mistero e d’alfabeto;
tu albeggi là dove non c’è più luce.
Gelido, così com’è venuto,
anche l’inverno se ne andrà
lasciando cicatrici.
Chiudi la finestra, Katy!
Smettila di vedere
se c’è qualcuno che somigli a Willy!
I morti, da sempre, sono insieme a noi
come a dicembre
i campanelli di Santa Klaus.
Mario Gabrieli