Lisa Zago
LEZIONE DELL’AUTUNNO
Luce liquida d’autunno:
nella chioma degli alberi
bevono gli occhi.
Non passa l’estate, no.
Arde, piuttosto, in mille braci:
l’autunno è la sua umida fiamma.
Dal verde al giallo al rosso
arde come l’alcool,
come la vita di Rimbaud,
come il corpo cangiante
della passione.
Passa il vento
come sempre passa d’autunno:
facendo cadere le foglie.
E su ogni ramo sboccia
la trasparenza dell’inverno.
Mi osservano curiosi
dallo stesso ramo
lo scoiattolo e il tordo.
Stanza d’albergo.
Alla finestra: il cardellino,
anche lui di passaggio.
Lezione dell’autunno:
barbicarsi alla terra
o staccarsi da tutto?
Alberi nudi:
foglie le ali
e gli uccelli frutti.
I versi di Wang Wei,
ne stacco uno,
lo innesto e prende bene.
Autunno breve: il crepuscolo.
Brulichìo di stelle.
Sola la luna
con fulgore prestato.
Ma non importa.
L’ha già detto
Antonio Porchia:
nessuno – neanche il sole –
è luce di se stesso.
L’inverno alle porte.
Il vino. L’amicizia
degli amici
lontani o morti.
Dico i loro nomi:
sento le loro voci.
I bambini somali:
muta resterà la pagina
e al buio la mia casa
se non salto a un altro rigo.
Il frassino:
silenzio
in piedi.
Si agita – barca nel suo corpo –
nel sonno la mia donna.
C’è vento nel suo sogno?
La luce della lampada.
Una poesia:
albero di parole.
Con te parleranno dell’autunno:
se la tua voce le sveglia,
se le toccano i tuoi occhi.
Eduardo Mitre