DOGLIA M’È SOGLIA
I.
Quali bruciature ci hanno cerchiato
le dita e i polsi?
Quali pastoie
ci impedivano di volare
verso il rogo
di un più alto vassallaggio?
Tutto un cespuglio di spine
ci prendeva alla nuca
dove l’averla impalava i suoi uccelli.
I fuochi fatui
hanno danzato sulle mie ossa.
pesanti anelli di fuoco
mi prendono alle orecchie.
II.
Una colonna di fuoco
mi ha spaccata nel mezzo.
Le gambe si flettono
non posso più reggermi davanti a te.
Sono un albero attraversato,
spaccatura buia,
che cerca di condurre
nella scorza
la linfa della più snervante
primavera.
III.
È venuto il predatore.
ha fatto tre volte il giro
nell’afa di giugno.
Lei l’aspettava, rannicchiata, la bestia.
Oh, volare
negli artigli del rapimento!
IV.
Tutto un lembo di silenzio
al di là del timpano.
Il mistero da penetrare
attraverso la porta dei re,
la bocca dei profeti.
Eppure
non abbiamo varcato
la soglia delle cattedrali
Nicole Laurent Catrice