Ho sentito dei rumori in cortile,
l’altra sera, e sono sceso a vedere.
Ero in pensiero che entrasse
qualcosa a farci del male, e ho chiuso
la porta, lasciando gli altri dentro,
ero in pensiero per loro, che stavano
stretti nell’angolo più luminoso
della mia mente.
Era un suono come di respiro
profondo e saliva dai muri
di tutte le case intorno. Altra
gente era scesa in cortile per capire,
e parlava. Ci guardavamo nei nostri
occhi di gallina e grattavamo con le unghie
il buio. Ho sentito un singhiozzo e
poi un singhiozzo ancora. Avevamo
più paura, ora, insieme e sentivamo meglio
quel rumore sommesso. Qualcuno ha seguito
il gatto e si è rannicchiato sotto un cespuglio
di tenebra. Qualcuno scuoteva la testa
rassegnato. Io poi forse ho capito
e l’ho detto ad alta voce: magari è così
e basta e non c’è rimedio a questi progetti
che la natura disegna. È un oscuro
ingranaggio di stelle. E mentre qualcuno
iniziava a cartografare quel nuovo mistero
il più giovane tra noi è morto
e il respiro si è interrotto
di schianto. Così siamo tutti rientrati,
dimentichi di cosa era stato,
ad aspettare il mattino e una lama
di luce che squarciasse il creato.