Qualcosa di nuovo
abito argenteo, opera prima, minuzie leggiadre, suture di ragna
che richiamino grilli e zigene dalle ali screziate di ribes
onorate la sposa voliera, custoditele scie di decollo
sulle rive del velo incipriato, musicati cortei di zanzare
Qualcosa di vecchio
guanti candidi, antichi, affilati, di profumi ed essenze di gigli
dalle intime ossa di vetro per drizzare falangi spezzate
da contese e lusinghe feroci, seduzioni violente dei polsi
le mitene di trina ingessata per lenire le dita amputate
Qualcosa di prestato
solo occhi, puliti, detersi dalle acque rabbiose di squalo
solo un lago, tranquillo, appartato, dove immergere l’abito bianco
per lavare i pudori e gli scandali, i silenzi degli occhi infangati
date inizio alla marcia nuziale, a corolle ed antere di prato
Qualcosa di blu
non ho nulla di azzurro turchino, non ho iride blu, né topazi
da sfoggiare con acquamarina per ornare la gola sgualcita
lascerò quel celeste al mio fiume, che lo inghiotta e sommerga in eterno
come livido sul suo fondale, melanconico segno di pace