Ambra Thayer
È IL VENTO
è il vento
di solito che sbatte le stecche
delle persiane di plastica, le tendine
di canapa: lo registro nel nastro magnetico:
sfoglia per la stanza fogli di carta
su cui batto a macchina, sollevando
nella bottiglia di Nebbiolo fondi
che m’impastano la bocca.
– vedo il vento –
contrario alla meteorologia vedo il vento:
è cristallo in polvere, circolare, onda circolare
vino che mi cozza eccitato addosso al me
stesso interno, vento
liquido contenente succo atmosferico, polvere
fumo oro, odori d’uomo
– che altro dire, pensare –
qui, accanto a te che ascolti
e non dici. Io devo parlare
parlare, perdere il fiato
contro il vento delle mie parole,
il vento della demenza
non puoi dire no –
la demenza è impalpabile, elemento
di ogni elemento perché demenza “spiega” –
spiegare, impossibile, solo posso dirmi…
snervare i battiti imprecisi del polso
massaggiarmi le tempie, pettinarmi
di continuo la nuca, concentrare
quello che succede penso sfattamente
(immagini inconsistenti)
nel cuore in moltitudine molteplice
è il vento demente della mia essenza
che ne so
tu non parli, non spieghi me al me
stesso – sempre dici “perché” –
come possibile comunicare –
se taci; vedo sperimentato consumo
ciò che mi è dintorno
e non vale lamentarmi: intendo ridurmi
un mucchio, “ah ora…”
non capisci altrimenti,
non è ch’io voglia essere capito, nessuno
capisce nessuno: voglio me
in me stesso, il perché del tuo “perché”
Alfredo De Palchi