LietoColle – Collana Aretusa
I giorni della merla non è un poema per professionisti, o per chi scrive bigliettini pieni di certezze. Né per chi frequenta l’opacità, un po’ protettiva e un po’ perversa, di incontri cortigiani alla scuola serale del verso. Sarah Tardino si chiede se il canto possa darsi a qualcuno che intenda il ricominciare da capo, dopo l’allentamento di fine d’anno, quando i giorni di gennaio non lasciano scampo alle non memorabili dinastie domestiche. […]
nelle poche pagine del poema viene stampato in faccia tutto l’amore per la poesia e denudate molte delle fesserie correnti. Ogni cosa sarebbe più gradevole se la poesia fosse scritta da quei “bambini cacciatori di draghi”, fuori dai vincoli che non riguardano Sarah Tardino o le giovinezze migliori delle generazioni. Non ci si aspetti riparo da quel che leggiamo, di qui si passa o si fugge via, si ascolta il canto tortuoso o si perde l’ultimo metrò.
dalla nota introduttiva “Perché gli alfabeti sono crollati” di Elio Grasso.
I giorni della merla arriveranno di notte
saranno corsari e stelle dentro bottiglie spaccate,
l’isola vagabonda nel sacco delle ore,
il limpido delle tempeste,
il bacio mansueto del leone.
O, questo nero che cola a bagnarci l’ala.
Abbiamo detto alle onde crescete
con le scarpe slacciate e,
dentro le case abbandonate,
siate abitanti silenziose delle montagne,
alle distanze riunitevi nelle congiure e
diventate dinastie di queste labbra!
A chi darò il canto
se non corre il tempo a svegliare Atlantide
dal sonno della trasparente estate?
Non abbiamo memorie,
ma il sonno che tracima alle cisterne.
Sono la merla e i suoi giorni,
la maga e l’ombra della rosa,
l’aprile della vendetta sotto mentite spoglie,
la vita che assalta con un segno,
il baro salvato dall’ironica sorte,
la ruota da cui nessuno ha scampo:
sono la fedele assassina!
A chi darò il mio canto se non torna Atlantide
dalla schiuma delle finzioni?
Sono la rapina,
l’ape regina che divora Casanova
con un pungiglione di amplessi
e ne fa miele e menzogna per animare eserciti
di plastica alle porte della risacca.
Sarah Tardino è nata a Licata nel 1980. Ha studiato filosofia a Bologna dove vive. Ha pubblicato versi e prose su riviste e antologie. Si occupa di critica letteraria e storia del pensiero, collabora con la rivista In forma di parole e con il Centro di poesia contemporanea dell’università di Bologna. È autrice di testi teatrali. Il suo primo libro di poesia Il Custode è apparso nel 2008 per l’editore Manni.
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