Da una donna che dedica il proprio libro alla figlia ci aspetteremmo un discorso intimo, monologante, perché le madri – volontariamente o meno, è ovvio – fanno ai figli una consegna emotiva del proprio vissuto, passano una testimonianza, cercano di destinare al nuovo tempo incarnato quello che hanno appreso, ben sapendo che la vita dell’altro è comunque una vita che a sua volta deve incominciare e dovrà dunque segnarsi con le ferite e i trofei di ogni maestranza. Ma Cristina Balzaretti comincia con un inno alla libertà e la cosa fondamentale che suggerisce questa madre alla propria figlia è di mettere vita anche tra le crepe dei muri, le dice sporgi dal muro della terra come l’edera sporge.