Ricordo il futuro quando bussò alla mia mente fiero, esigente come Casanova, ma la radice quadrata del mio essere uomo concepisce soltanto morire di sete quel mezzo litro d’anima che mi è rimasto.
Una poesia che induce ad arabeschi profumi d’oriente e monacensi riferimenti di culture antiche, derivate dal respiro dell’uomo, con esso evolute e insufflate nel ritmo dell’universo. Al centro di questo cosmo è posta la Donna nella sua dimensione deificata che irradia energia e a cui l’autore gira intorno in percorsi ciclici, stagionali.
C’è luce, tramonto, oscurità e alba della rinascenza. C’è il vitale scroscio dell’acqua che cade dagli occhi, l’arsura estiva che stimola la sete, la ricca tavolozza dei colori che preludono all’irrigidirsi nella contrattura dell’assenza.