Il sogno o, se si preferisce, il suo continuo sognare o lo stordirsi nel trapasso da un sogno all’altro, parrebbe il filo rosso che lega tra loro le poesie di
Li Puma con, ora insistita, ora sottaciuta, malinconia; ma per risvegliarsi poi nel cuore di una natura animata da merli, tordi, civette e cicale, o addirittura silenziosa. Oppure in un mondo urbano senza un futuro personale.
La terra non è il nostro bottino né campo d’esercitazioni forzate.
La terra è un corpo divino e pulsante da amare, a cui va fatto del bene.