dell’incantesimo, sempre che l’azzurro osasse seguirlo
non per vanità ma per pudore. Poi non l’ho visto più
e il suo nome è stato raccolto durante il nascondersi
nel folto di alcuni filamenti d’erba e quando ho tagliato lo stelo
il suo grido è diventato un improvviso avvertimento.
Era l’imperturbabile apparenza, la quiete nel mezzo
al di là del meridiano marino. Poi all’improvviso
il fragore delle cicale ha ripreso il dolore del tempo
e un dispari lamento ha chiamato tra due trasparenze
la sua eterna risonanza. Rime incrociate
che loro estenuavano come impudenti comari
alla calura estiva, dove tessere l’aria per l’ultima
e infiammata parola.
Notizia
Aky Vetere, Verona, 1954. Vive a Milano. È membro dell’associazione Culturale Milanocosa. Ha pubblicato per la poesia: Mnemosyne, LietoColle, 2005, Angelo senza cielo, LietoColle, 2007, Luce d’ombra, LietoColle, 2009, L’artiglio di Orfeo, LietoColle, 2011.
Foto di Laura Daddabbo.
Laura Daddabbo, nata a Bologna, attualmente, dopo varie e prolungate esperienze all’estero, vive e lavora a Palermo.
Laureata in Giurisprudenza, qualche anno fa decide infine di cambiare completamente ambito e dedicarsi interamente alla fotografia, sua prima e mai sopita passione.
Elabora presto un suo stile personale, strettamente legato alla classicità ed a evidenti richiami pittorici, ma è sicuramente la luce il tratto distintivo delle sue fotografie, una luce a tratti drammatica e cupa con la quale, per sua stessa ammissione, s’illude di fermare il tempo, la giovinezza e la bellezza congelandoli in un attimo eterno che si faccia beffe del futuro.
Le sue muse, esili fanciulle dai grandi occhi espressivi, diventano quasi impalpabili, fatte della stessa sostanza dei sogni perché la gioventù è il più grande di tutti i sogni, ma a guardar bene, già lampeggia nei giovani sguardi tutto lo sgomento del tempo.