Braccia secolari, l’olivo proteso quasi a cingere il tempo, il non ritorno. Tra i rami argento, scaglie e piume d’ombra e frutti e sussurri di vento che paiono carezza e pianto sommesso che bagna sudore di terra, rossa come il sangue di chi l’ama. More e gelsi e fichi rovi, lucertole pigre mai paghe di sole.
Verso sera, quando imbruna una nenia di preghiera t’accompagna al ritorno. Terra mia, ascolta. T’ascolto
Poi ti dirò
Poi ti dirò di fossi profondi quando – sul limite del giorno – rubavo grani di luce al sole calante.
Tu chinavi il capo offrendo il fianco alla luna nuova, donavi al cielo un sorriso triste. Eri capinera all’ultimo volo, e io sapevo.
Avevo notti senza morte apparente mi perdevo nel mondo di parole, mentre l’universo scivolava sotto i piedi, come un tapis roulant senza fine.
Colsi il mattino l’ultimo messaggio della notte e i fantasmi del passato scomparvero nel ricordo
Mario Calzolaro, avvocato penalista, svolge la sua professione tra Taranto, sua città natale, in Puglia e Fondi nel basso Lazio. A Taranto è stato consigliere comunale e delegato alla Cultura. Pur scrivendo poesia da sempre, solo da qualche anno ha iniziato a pubblicare i suoi versi in varie antologie, partecipando a concorsi nazionali. Nel 2011, nell’iniziativa promossa dal sito culturale “Scrivere”, ha conseguito il primo premio di poesia con menzione particolare dell’assessorato alla Cultura di Roma.