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Spesso riaccendo i segni fuggitivi
della giovinezza, fuggitivi e contorti,
in questo lento sconforto che pretende
nuovi abbandoni,
e la speranza nutre abbagli in un dialogo
frettoloso ed incerto.
Altra stagione si affaccia sospettosa
e fra i giochi , impaurito, ho abbandonato
l’ultima cadenza della luce.
Forse inseguendo le piccole alchimie
dei racconti, delle leggende aggredite,
raccolgo il fruscio di strani aromi,
che aggiungono ferite al solito nirvana.
Dicevi lacerazioni nell’affondo
a segnare l’aria di brusii senza più aroma,
capace di intrecciare più cellule
per alcuni sussulti che si stringono
al brusio del falsetto.
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