Bel volto non si dà di calcolato
aggrovigliante cielo in un sonetto
se poi non fiotta in un fulmineo getto
l’aspra corrispondenza dell’alato
sopraffiso mattino calcinato
dal mestiere del vivere perfetto,
in ferreo argento l’oro trasformato,
in sfigurato corpo di concetto.
Bel volto! Cieca voluttà si peni
nell’appassire fiori di costanza,
che canti, danzi, s’inarcobaleni
in un feroce vento di speranza,
che se non corre a Dio senza più freni
si specchia in un sorriso d’ignoranza.