Strazio nella polvere
nero d’inchiostro nero
la Sarajevo che mi porto dentro
smembra il ricordo
dell’ultima sillaba
lasciata marcire nel fango
al rogo di una porta chiusa
taciuta in bocca nel sorriso
di popcorn, intriso di rossetto
nelle unghie laccate, adatte
a dirigere tutt’altro concerto:
lo scarto dei libri mandati al macero
a migliaia, come bestie
per arricchire l’umano bestiario dell’ignoranza;
la giuria cretina
li nomina desueti, senza appello
e il nome del libro diventa involto
per incartarci la pizza o la pezza
buoni neanche per scarabocchiarci sopra
figurarsi da leggere!
(ma intanto le tarme ghiotte saranno più dotte!).
Eppure Ortega, in proposito, aveva parlato
chiamando “missione” la fatica del bibliotecario
ma lui pure, senza scampo
verrà tradotto nel dimenticatoio
o – chissà – magari s’invola, all’insaputa
in una nota de profundis
a piè di pagina, al limite ignoto dei libri morti
per essere stati libri… da tacere!