non ho niente che sia mio: niente di mani
messe a dimora tra le cuciture di una giacca,
niente di gambe avvitate nella pancia.
una lingua che trascina il silenzio
servita in un bicchiere senza orecchie.
apro e chiudo ogni parola tua
cambiando la mia
e vado vado tanto per cambiare
a volte tra le isole
altre sui treni veloci
che tuonano in me
sommessamente.
ancore le tue parole cambiano le mie.
all’improvviso i miei compagni di viaggio
nella città di gente
la bomba pronta a farci saltare
e non vedo che me stesso
nel vuoto di bordi e bottiglierie.
un cane gatti e gabbiani,
fiori e fumo e automobili.
e qui finisce.
possono avere paura e
morire senza ridere.