C’era una volta Milano
C’era una volta Milano:
la nebbia fitta sapeva di noccioline tostate,
i cellophan sventolavano tristi
sulle lenzuola appese alle finestre,
colori sbiaditi avean le facciate dei condomini
da grigio nero velati dei fumi
di carboni e d’olio combustibile.
C’erano cinema affollati e del proiettore
Il fascio tranciava il denso fumichio
Di sigarette, di pipe, di sigari:
anche i fantasmi di Bogart e di Bacall fumavano
dallo schermo sempre le stesse sigarette,
a ogni proiezione.
C’erano, in piazza Fontana, via Larga, corso Vittorio Emanuele,
cortei frementi di odio e d’amore, di passioni
e spranghe e slogan dividevano e univano.
E anche S.Siro: vibrava la sua struttura armata
Quando tutta Milano si alzava in piedi a urlare “goal”.
C’erano le signorine bene che portavano i ragazzi sui laghi,
con le loro Mini e Maggiolini neri:
prima, prima del Sessantotto e di liberazioni di genere.
C’erano i facchini, alla Stazione Centrale,
paninazzi alla mortadella e grappino
alle sei del mattino,
e gli operai sui tram e nelle latterie.
C’era un bus a due piani rosso, direttamente da Londra
per gemellaggi di smog e birre metropolitani.
Se vai in giro per l’Italia, qualcuno incontri sempre
che, in quegli anni, abitava Milano e dintorni:
di lingue, dialetti, cucine, politiche, culture era un crogiuolo:
diversità, ma unificate dalla speranza
di costruire il mondo e il domani
per tutti noi e i nostri figli.
C’era, a Milano, una volta, il nostro essere giovani
e c’è ancora
ché futuro e speranza ripullulano,
detergendo la vista del cuore,
e il fresco domani sempre ci appartiene, vergine.
Angelo Rovetta