Mi accade di vivere
e non posso fare altro
che stare seduta, stringendo
tra le ginocchia e il cuore
la decadenza dei ricordi
a scivolare nell’attimo
fino in fondo all’infinito.
Assolta nel suo silenzio
di conchiglia, trema
bianca l’attesa e indugia
su uno scambio di tempo
un transito di luogo,
in ferma sospensione
nell’agire dello spazio.
Come Penelopo annientata
dalla sua stessa smania
di fuga, mi condanno immobile
a guardare il mare increspato
che s’agita di candido furore
per trattenere l’istante, risoluta
a tessere con calma e precisione
le ragioni del dolore.