Volevo appartenere alle piccole cose sai,
quel vivere
nel fazzoletto di cielo poggiato sugli aranci
quando l’autunno si ravvede un poco dalle piogge
e il pendio
sembra una scala breve alla luce
che spoglia il sogno
volevo raggranellare parole
spicciole
per conquistare il solco sul palmo di una mano
ma non c’è fieno qui,
né lana né canneto che reciti un riparo
solo voci e maree
e non so più il confine
così, ti porto adagio sottovento
come una lanterna
nei mattini sparuti del mio inverno
di vecchie cartoline e nuovi appunti di matita
chiamo per nome le tue spalle lontane
regalate ai fiori
come dosso che ondula
un profumo di tagete