Michal Karcz
EPIGRAFE DELLA LUCE APERTA
La tua mano in cui si sdoppiano usignoli,
la sua pallida nudità,
il suo ampio petto di muschio coronato,
è una mano che apre al vento reclinato
un chiaro gelsomino tra le tempie cupe.
Sì, sfogliata l’acqua sulla fronte,
coltiva piccola placidità di lirio
e tra le dita spicchi di violini.
Tendi l’udito e ascolta questa canzone
che è come semente di stagioni.
Che è come la casa d’estate
dove cresce dalla mia mano un bimbo
e l’anima urta la riva
ed è come pelle d’anima, non si sente.
Entreremo d’improvviso nell’estate come alberi
vegetalmente aperti di udito e di polvere,
perché tutto rifluisce verso l’alto,
ascende il ventre a capitale di frutto
e l’aria verso equazione di rondine.
Germogli sacramentali dell’erba
oh, doni che salgono dalle viscere,
somma di attraversati alimenti.
E all’altezza del petto e alla coltura,
il seme di silenzio e luce deserta.
Tutto ritorna alla sua forma esatta.
La vita riprende la sua piccola ambizione
d’essere, del tutto, vegetale profondo,
recondito edificio e luce aperta.
Eunice Odio