A cinquant’anni si sta
come i rami all’aria brumosa d’autunno,
non più giovanili per una linfa che ugualmente
scuote le vene e il sangue, ma in via d’inaridirsi
a quest’uomo cui piace ora indugiare
pazientemente recluso da sé
nelle biblioteca domestica, tutta un rifugio
di libri pesanti e di fatica in otio litteris.
A cinquant’anni raggiunti da poco
è ormai dato che il tuo cuore immalinconisce
su quelle cicatrici che ti segnano memoria e
nodi che un buon bicchiere di vino
scioglierà con lentezza e più dolcemente
in un piacere viscerale e di perdizione.