Immerse nel bagliore purpureo
di un crepuscolo in Sila vidi, un tempo,
sculture di luce tra i rami del bosco,
flessuosi così tanto da cadere sulla terra umida,
da toccare aghi spauriti di pino, felci in attesa,
cortecce ferite da improvvise rugiade:
e un’ombra nel folto, laggiù, un fruscio
di nuda estate, un presentire di vita e calore
nello sguardo ancora fisso al gelo
ruvido di steppe ghiacciate.