Siamo ancora tu ed io, mio signore, come due vegliardi a malapena toccati
dal rumore di questo vecchio mondo
quasi niente è cambiato: ieri come oggi e oggi come domani
tuo figlio muore, noi con lui
nella sua morte noi siamo un canto che si perde lontano
una parola strozzata
hai donato ai sordi l’alfabeto
ai muti la cantilena
non si ha motivo di lagnarsi del misero boccone quotidiano
se capitoliamo nel tuo amore
mio dio io ho perduto l’innocenza tua
in ogni anfratto di questo universo io ti vedo
nella sparizione della chiamata
il male banale non ha risposto
nell’apparizione della risposta
l’uomo diviso ha cantato la sua gloria
mio dio ho perduto l’innocenza mia
in tutte le madri a cui hanno strappato gli occhi
mio dio ho perduto l’innocenza mia
nel deserto dove i bambini sono impauriti
siamo abbandonati ai confini della terra
siamo abbandonati nei lazzaretti, a partorire nei cimiteri,
a cibarci di discariche, a dissetarci di fogne
siamo l’altra metà del cielo
siamo, mio signore, i tre quarti di polvere e sterco
il concime delle cattive coscienze
l’incubo globalizzato del mio mondo
mio dio facciamola finita
se non ci tocca il paradiso bussiamo alla tua porta
noi offesi a cui è toccata in sorte la tua grazia.