sull’arsura delle pietre, amata desiderata acqua
che, con dolcezza incredibile,
ti posi a terra.
Vorrei volarti dentro, m’inebrio di te,
una felicità scoscesa sui miei monti.
Con loro colgo una possibilità,
la stessa dei dimenticati.
Se mai perdessi memoria
rimarrebbe di te, acqua, il senso della rivolta.
Lo scrosciare dei diseredati che si inventano
altro vivere.
L’urlo delle madri, il lallare dei bambini,
donne piccolissime, janas, che ti chiamano.
Non potrai mai rifiutare il loro canto.