In vecchie labbra molli l’ alcova di discorsi uccisi
e un abbrustolito volteggiare
di unghie mangiucchiate.
Voglio invecchiare con un sorriso liberatorio
che si prenda gioco dell’ avida consunzione delle stagioni.
Non è difficile avere pazienza – guarda le montagne-
e il loro starsene ferme ad aspettare che il sole le ferisca.
Voglio morire con le rughe in faccia.
Urlino- queste megere osteggiate da tutti- urlino
che io ho bevuto, ho mangiato e sono stata buffa
in questo mondo di maschere severe.
Dicano che le ho amate come una realtà
sbattuta addosso, violenta, ghiacciata
senza la bruttezza della menzogna,
senza paura di un’ altra me sprofondata in poltrona-
ho circa quarantacinque anni in più
dell’ ultima volta che mi sono data questo pensiero-
Lasciatemi essere vecchia in pace,
nessuna vergogna nello spiegarsi normale di una vita.
Ho impiegato un’ intera esistenza per arrivare qui:
72 anni
pelle ruvida
una poltrona.
Perché io voglio,
tra sciocchi che portano rancore alla vecchiaia,
guardare ogni angolo del mio corpo
senza rimorsi né fastidio
e sentirmi bella, meravigliosamente bene.
Sì è questo che voglio,
con fierezza, nel momento di chiudere le palpebre
innanzi all’ ultima parola:
– No grazie, io non desidero l’ immortalità.
E andarsene così …
Come qualsiasi altro essere umano dovrebbe fare.