Questa che disobbedisce il giorno è la notte
di ferro odorosa misto a foglie di brina
nell’insonnia stellare s’inclina,incallita la luna
beato è il venticello che ammaestra il lampione appeso
e soave sparpaglia il bucato steso raggrinzito,nondimeno
l’età fugge per noi depressi,accelera per noi fessi
in fossi accovacciati per semi-colpa del veloce tempo
mostro,si ciba d’insoddisfazione e lamenti e lacrime beve
inadeguati nell’ideale tempo nostro,mai non goduto,
in questo picchiare d’esistenza,traballante tristezza pura,
paura pigra pigrissima d’interno…
Di quale,uomo o Dio,grande è più la colpa del proprio
ignobile infermo destino,infinito inferno?