Rabbrividisco al passaggio dei treni merci.
Non tanto per il loro ruvido fragore
né per la loro scarna nudità metallica.
Giungono, inaspettati, da luoghi indefiniti,
viaggiano senza nome, senza la speranza
che da vetri illuminati uno sguardo inveri
la nostra attesa.
Passano nella notte con uno schiaffo
di vento e lasciano sulle gote il rossore buio
delle rose estorte del respiro.