VORREI ESSERE BAMBINA
Io vorrei essere bambina
per accoppiare le nubi a distanza
(alte, claudicanti nella forma),
per giungere all’allegria delle piccole cose
e domandare,
come chi non lo conosce,
il colore delle foglie.
Come era?
E ignorare ciò che è verde
– il verde mare –
la risposta salubre del tramonto in ritirata,
il timido gocciolare degli astri
sul muro del vicino.
Essere la bambina
che cadeva d’improvviso
dentro un treno con angeli
che arrivavano così, in vacanza,
a correre brevemente tra le uve
o attraverso notturni
fuggiti da altre notti
di geometrie più alte.
Però, adesso, che cosa devo essere?
Se mi sono nati questi occhi così grandi
e questi chiari desideri di sbieco.
Come potrò essere, ora,
quella che voglio io,
bambina di verdi,
bambina vinta di contemplazioni
che cade da se stessa.
Mi dolse moltissimo dire
per raggiungere nuovamente la parola
che fuggiva,
saetta scappata dalla mia carne,
e mi ha addolorato molto amare a tratti,
impenitente e sola
e parlare di cose incompiute,
tinte cose di bimbi
di candore dissimulato,
o di semplici api
aggiogate a tristi rosari.
O essere colma di questi scatti
che mi cambiano il mondo a grande distanza.
Come potrò essere, ora,
bambina in tumulto,
forma mutevole e pura
o semplicemente bambina, alla leggera,
divergente in colori
e adatta per l’addio
in ogni momento.
Eunice Odio