dall’introduzione
Maria Pia è entrata nella mia vita di soppiatto e di traverso. Mi ha fatto scoprire alcune sue poesie il suo compagno, ambasciatore silenzioso delle sue parole e del suo creato. Pochi fogli raccolti in una cartellina color rosa antico. All’interno, una sfilza di parole piene e traboccanti di vita e di desideri, e un nome – Maria Pia Brunelesso. Un nome senza volto, una pagina nuova della mia vita. Nella cartellina, alcuni fogli bianchi, i titoli in grassetto. Li ho letti l’indomani, a colazione. Sapevano di biscotti fatti in casa, odoravano di profumi a me conosciuti. Si perdevano nell’arte dei miei ricordi. Ricordi di una che in tempi passati e diversi era stata nocchiera silenziosa delle parole traghettate tra idiomi diversi, posti sul confine del mare comune …di Luci Zvela
Tra memoria e domani
Fra memoria e domani
ho posto in te il mio confine,
la quercia che ho piantato,
la dimora dell’essere
tu, per me, di carne e sangue,
grumo di silenzio
nel cuore dell’attesa,
fermo come un respiro,
un battito d’ali mancato,
un planare nell’oltre,
isola irredente dell’anima,
eremo sfuggito a un grembo
d’infinite vite
e la distanza a colmare,
di prossimità apparente,
diviene improvvisamente
immane.
Accolgo
Accolgo in concave mani
il peso di questo tuo giorno,
nella luce carpita allo sguardo,
e ne rendo carezze alla sete
del volto che amo e che bacio
con sfiorar di ciglia,
ritrovando nel buio
nuovi e arditi varchi
a indurti nel remoto del me
che più calor ti riserva.
Cancello l’impronta
dei passi andati,
con soffuse carezze
e il noi ci riaccoglie
come altro dal tempo,
ridandoci amore
e respiri smarriti,
come emersi dall’onda
inquieta del mondo
che tutto sommerge
nel nulla e si placa,
appagata, l’attesa
dell’essere Uno.
Profondo sentire
Mutami in ali di bianca cera
questi pensieri grevi
che brucino nel sole,
come di Icaro in volo
ed io con loro.
Muta, di passione fusa
mi nutro al dire e al fare
della tua bocca
che ha del favo
ricolmato miele.
Di spasmi mi svuoti
oltre la memoria,
l’incavo riverso
di un dentro remoto.
Ove di lucida follia
sconfina la notte ,
affondo le unghie,
e nuovamente
s’inarca la schiena,
più avida ancora