Di sogni e di silenzi, tre poesie di Salvatore Sblando
MONOLOGO IMPERFETTO
Chi sono poco importa
ed il nome sulle vene della voce
da quanti giorni è muto?
Cosa chiedere a chi percorre
il confine di un profilo
spaiato fra le dita
e alla tristezza che sfiorisce?
Chi scriverà più del tremore
di ferite senza morsi
e di labbra magre senza fiato?
M’interrogo così
sopra passi addormentati
che s’apprestano a sfumare
impronte ancora fresche
Chissà a quanti battiti di cuore
distiamo ancora
(tratta da “Due Granelli nella clessidra” Ed. LietoColle 2009)
SOLILOQUIO
(a E.C.)
E dirti che trovi ancora me
ogni mattina come spiffero
di luce fra le imposte
del tuo balcone a scrutare
il risveglio che s’alza
dallo scendiletto della notte,
tu mi credi?
E’ qui che si piega il lenzuolo
nella metà che più non stiri
e la coperta di ciniglia
-quella del corredo buono-
che ti scopre sempre i piedi
Non serve una risposta
lascia che scorra la matita
fra i quadretti del quaderno
dove appunti i menu
della mera accettazione
Sarà (come dici tu)
ma qui ancora io ti vedo
nella cenere che s’appunta
ad una sigaretta accesa:
forse non lo sai ma
non si può afferrare
il cerchio di fumo
che ora spira fra le labbra
(tratta da “Due Granelli nella clessidra” Ed. LietoColle 2009)
DI SOGNI E DI SILENZI
Osservo silenzioso i tuoi sguardi
i tuoi scatti
d’orgoglio
e contro l’ordine naturale delle cose
mi perdo
nella meraviglia dei tuoi lineamenti
segnati
(immaginati) da un dito
sulla calda condensa dei vetri
fra tre balugini di stelle
alla finestra
(inedito 2012)
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