Non ho idee sul mondo, non so parlare di poesia.
Credo di saperla realizzare. So dare un corpo al suo moto interiore, vertiginoso, profondissimo.
Non è esotericamente la mia maniera di stare solo si approssima piuttosto al sangue generoso e fraudolento di una condanna.
E’ una necessità del corpo, prima ancora che dell’anima.
La poesia deve essere concreta materica orgasmica. Non c’è niente di orfico in ciò che affermo. Descrivo, filtro la realtà mediante i cinque e più sensi che l’uomo possiede. Perché scrivere versi è un tentativo di verticalizzazione sublime, doloroso.
Felice ogni endecasillabo e un organo corale che estrinseca il suo desiderio, il suo editto – ogni interpunzione è il calcolo estintivo e soccorrevole di un ricettore cutaneo, altro non aggiungo.
Da qualche parte mi sono contraddetto, non importa, pago un rischiosissimo pedaggio pur di darmi alla luce nel buio chiarore del mondo.
Alfonso Guida
poesia
Vidi questo. I cornicioni e i lenzuoli
Saltare giù dai portici, dai grandi
Colonnati del piazzale. Novembre
Possiede un nome interno: defogliante
Barca dei morti. E ai morti già esistiti
Si aggiunsero i morti sopravvenuti,
come scacchi, alle chiese sconsacrate, ai
cimiteri barbarici. L’erba si
muoveva inerte, insonne, deformabile, in
certe vaschette murate nel solco
delle nicchie, all’interno delle grotte.
Piccole vasche sottili di creta
Col basilico e i ciuffi di cumino
Sporgenti e radi. Il rigarsi ossessivo
Dei volti. Le stanze decapitate,
le stanze inabitabili. Una vampa
di metano, il primo metano: Sangue
di candele intirizzite. Una gialla
sassifraga occulta, occultata. Entrammo
nel battesimo selvatico e arsiccio
del corridoio esterno. Depredati
come bestie da una cella. Insufflati
nei vapori agresti, arcani, nell’urlo
dei linguaggi sacrileghi, osceni.
Tratta da : “Irpinia” edit Poiesis
Alfonso Guida è nato e vive a San Mauro Forte.
Nel 1998 vince il premio “Dario Bellezza” nella sezione “Opera Prima” con la raccolta il sogno, la follia, l’altra morte a cura del Laboratorio delle Arti, Milano.
Nel 2002 vince il premio “Montale” con la plaquette le spoglie divise (quindici stanze per Rocco Scotellaro). Suoi versi sono apparsi su diverse riviste e antologie italiane. Ha approfondito in particolare l’opera dei poeti Dario Bellezza, Amelia Rosselli e Paul Celan.
INEDITO
Ricciolino svolazzi sull’asfalto
le bancarelle, i verbi irregolari,
tua madre e un colore adusto, bruciante
sul viso- quasi rame-carbone, una
luce che giunge dal basso a schiarire
la tua pelle, il tuo lessico filiale.
Più che arditamente impasti le labbra
Con le carrube e il tremito lunare,
lo zafferano, i vasai con le giare,
le teiere, i boccali, nel nord africa
saresti stato ingaggiato alle voglie
dei mercanti, un qualunque adolescente, con
le ciotole d’hennè a leccare col
dito e le spezie, le tisane, i lunghi
cantastorie furbeschi, l’ematite
col manganese e l’antimonio a letto
poi, la frittata agli asparagi, il vacuo
pomeriggio allenta i ritmi, il dolore
di saperti macerato e tagliente
non volendo che una liturgia più alta,
più quieta. L’azzurro del sole, a raggi
mostra le scarpe slacciate e i lenzuoli
macchiati di camomille a bizzeffe
mentre svergare diventa quasi una
terra rotta ai primordi, e ti masturbi.