Marco Piatti è nato a Varese nel 1955; laureato in filosofia, è imprenditore tessile e vive in provincia di Varese. Sposato e padre di tre figli.
Ha pubblicato sulla rivista “Nuove presenze” e nell’antologia “Mi ricordo Mauro” (Stampa 2002).
Vincitore del primo premio della giuria popolare per il concorso “Sunday poets” 2016 promosso da “La Stampa” di Torino.
Questa è la sua prima raccolta.
Prefazione
Succede, a volte, di prendere in mano una partitura che, casualmente, si fa notare tra tante altre. Un angolo di copertina spunta, facendosi largo, liberandosi dal peso della pila di musiche accatastate. È stata lì silenziosa, paziente, pronta a far sentire la sua voce il suo pensiero non appena qualcuno avesse distrattamente sfogliato le pagine e avesse buttato l’occhio proprio su quell’accordo o melodia. O semplicemente, attratto da pochi pentagrammi, avesse fatto risuonare in un mondo ancora irreale, colori di orchestra o timbri di strumenti solitari.
Accade così che in un bel pomeriggio di settembre, di fronte al mare, ma visto da una cima delle Apuane, mi viene passato un libro bianco, silenziosamente e con una stretta di mano. Il libro finisce tra altri e se ne sta in attesa per mesi fino al momento in cui ritorna tra le mie mani. Il bianco della copertina, delle pagine, sfogliate con una certa delicatezza che il bianco richiede, subito cominciano a far risuonare il silenzio della neve bianca non ninne nanne ma neve bianca e silenzi.
Così incontro la musica in poesia di Marco Piatti. Scorro le pagine di bianco taciuto come una partitura e le poche righe che si sono rifugiate in un angolo della pagina mettono in evidenza, cantano, particolari presi dalla vita e dalla natura. Scatti fotografici di poesia, vita quotidiana e piccoli meravigliosi eventi che la natura ci offre, risuonano nella nostra immaginazione, come le rondini osservate dall’autore ho visto i voli i nuovi disegni celesti lavagne.
Poi lo sguardo di Marco Piatti si rivolge più ai sentimenti. Penetra nei silenzi bianchi delle pagine accompagnato da più presenze di donne e uomini, ma sempre con la leggerezza del volo, questa volta di una farfalla e ci si immerge ancora nel silenzio della neve, anzi nel bianco taciuto. E noi riusciamo a cogliere il suono impercettibile del battito d’ali della farfalla che toccò il cuore a Margherita ( la scambiò per fiore?).